Opec: petrolio crollo, accordo difficile (Analisi 30 Novembre 2016)

Cresce l’attesa per il vertice Opec in programma oggi 30 novembre a Vienna. Un accordo sembra ormai estremamente difficile dopo che l’Iran ha comunicato di non essere per nulla intenzionata a tagliare la produzione di greggio. La Russia fa sapere che non sarà presente al vertice ma è disposta a collaborare nella eventualità si trovasse una intesa. Nel frattempo il prezzo del petrolio crolla di oltre il 4 per cento. Le previsioni sui possibili scenari da parte degli analisti di Goldman Sachs.

Opec vertice Vienna 2016

Oggi va in scena l’atteso confronto tra i paesi produttori dell’Opec a Vienna. Al momento sembra prevalere l’incapacità di raggiungere un accordo sui tagli della produzione di greggio tale da poter essere condiviso da tutti.

In un primo tempo il mercato aveva creduto a un possibile successo delle trattative, dopo che nello scorso settembre ad Algeri, i paesi esportatori di petrolio dell’organizzazione sembravano finalmente d’accordo per procedere ad una riduzione della produzione.

A poche ore dal summit decisivo di Vienna in cui si doveva mettere nero su bianco, l’intesa rischia di diventare soltanto un lontano ricordo, come confermato anche dalle quotazioni del Brent che nelle ultime sedute è crollato del 4 per cento a 46 dollari al barile.

Nel frattempo la Russia, disposta a collaborare con l’Opec, ha cancellato la sua partecipazione al vertice di Vienna, poiché ritenuta “inutile” fino a quando non sarà trovato un accordo interno all’organizzazione, come dichiarato esplicitamente dal ministro dell’Energia russo, Alexander Novak.

Azerbaijan e Kazakhstan “copiano” la Russia e fanno sapere che non invieranno alcun delegato in terra austriaca.

Andamento del Petrolio

Iran: nessun taglio produzione

A minare le basi per giungere a un possibile accordo, l’ostilità crescente tra Arabia Saudita e Iran. Nessuna dichiarazione da parte del saudita Khalid Al Falih al suo arrivo a Vienna mentre l’iraniano Bijan Zanganeh ha dichiarato di non essere per nulla favorevole ad una intesa che porti a un taglio della produzione per il suo paese.

I rapporti tra sauditi e iraniani non sono di certo i migliori al momento, soprattutto dopo le recenti indiscrezioni provocatorie pubblicate nelle ultime ore da Reuters, secondo cui la stessa Iran avrebbe inviato una missiva ai sauditi chiedendo una riduzione della produzione di greggio a 9,5 milioni di barili al giorno, circa un milione in meno rispetto a quella attuale.

L’Iran dunque non sembra essere per nulla disponibile a un taglio della produzione di greggio. Le dichiarazioni del ministro del petrolio iraniano, Bijan Namdar Zanganeh, hanno inoltre contribuito a far scivolare il prezzo del greggio di oltre il 4 per cento nelle ultime sedute. Nessun tipo di negoziato sulla riduzione da parte dell’Iran ma soltanto un limite alla produzione totale tra i 32,5 e i 33 milioni di barili al giorno, senza ovviamente che siano toccate le quote iraniane.

Non solo l’Iran ma anche l’Iraq sembra essere piuttosto reticente ai tagli di greggio.

Il ministro dell’energia russo, Aleksandr Novak, nel frattempo rende noto che ancora non è stata fissata la data di un vertice tra i paesi Opec e quelli esterni all’organizzazione. Nelle scorse ore ha incontrato il ministro dell’energia algerino, Noureddine Boutarfa, e quello venezuelano, Eulogio Del Pino. Lo scopo del mini vertice era convincere la Russia sulla necessità di un taglio della produzione petrolifera che attualmente ha toccato nuovi massimi. Al momento nulla è trapelato al riguardo.

Anche il ministro indonesiano, Ignasius Jonan, non è sembrato per nulla ottimista sul raggiungimento di un accordo tra i paesi interni all’Opec. Nella sua ultima intervista ha sottolineato che al momento il suo Paese non ha ancora deciso se prenderà parte al taglio della produzione di greggio.

Goldman Sachs previsioni

Analizzando i future del petrolio, secondo gli analisti di Goldman Sachs, le possibilità che si possa raggiungere un accordo nella riunione di oggi sul taglio della produzione di greggio sono pari soltanto al 30 per cento.

Gli esperti della banca d’affari USA rendono comunque noti due possibili scenari.

Nella eventualità di un accordo tra i Paesi produttori dell’organizzazione, i prezzi del petrolio saliranno nel breve fino a 50 dollari al barile e nella prima parte del 2017 si spingeranno fino a 55 dollari.

Viceversa, in caso di fallimento delle trattative nel vertice di Vienna, i prezzi scenderanno verso 40 dollari al barile e saranno compresi nella forchetta 45-50 dollari fino alla prossima estate. Goldman Sachs non ha comunque escluso una caduta dei prezzi al di sotto dei 40 dollari al barile, anche se attualmente viene ritenuta poco probabile.

Al momento il prezzo del Brent sale dell’1,81 per cento a 47,22 dollari al barile e il Wti è in progresso dell’1,59 per cento a 45,95 dollari.

In conclusione, le sensazioni per un possibile accordo al momento non sono positive ma adesso l’ultima parola, quella definitiva, spetta all’Opec.

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