Nel suo consueto aggiornamento dello Short Term Energy Outlook (STEO), l’US Energy Information Administration (EIA) ha rilasciato per la prima volta le nuove stime sull’anno 2019, periodo per il quale l’Amministrazione prevede che il prezzo del Brent accelererà , partendo dall’attuale stima media di 59,74 USD al barile nel 2018 (rivisto a sua volta al rialzo da 57,26 USD di dicembre) per giungere a 61,43 USD nel 2019, in aumento rispetto ai 54,15 USD del 2017.
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Differenziale Brent – WTI
In questo scenario, è anche previsto che lo spread tra la quotazione del Brent e quella del WTI possa aumentare da 3,36 USD nel 2017 a 4,41 USD nel 2018, ma per poi scendere a 4,00 USD nel 2019. Tuttavia, i fondamentali rimangono deboli in quanto il mercato del greggio rimarrà vicino a un equilibrio solo se l’OPEC riuscirà a infondere ogni sforzo per poter controllare la propria fornitura cumulativa.
Surplus di mercato
L’EIA stima inoltre che il mercato registrerà un surplus di 0,2 milioni di barili al giorno (mb / g) nel 2018 (oltre l’eccedenza di 0,1 mb / g prevista invece nel corso del mese di dicembre) e un surplus di 0,3 milioni di barili al giorno nel 2019. La domanda mondiale è stimata in aumento da 98,4 mb / g nel 2017 a 100,1 mb / g nel 2018 (+1,7 mb / g su base annua, rivisto al rialzo da 100,0 mb / g) e 101,8 mb / g nel 2019 (+1,7 mb / giorno su anno). Viene inoltre stimato che l’offerta non OPEC si allarghi da 58,7 milioni di barili al giorno nel 2017 a 60.7 mb / g nel 2018 (+2.0 mb / g anno su anno, da 60.3 mb / g) e a 62.0 mb / g nel 2019 (+1.3 mb / g / a).
L’offerta statunitense
Per quanto attiene l’offerta USA, si stima che la produzione di petrolio greggio negli Stati Uniti cresca da una media di 9,3 milioni di barili al giorno nel 2017 a 10,3 mb / g nel 2018 (+1,0 mb / g anno su anno, in aumento da 10,0 mb / g) e a 10,9 mb / g nel 2018 (+0,6 mb / giorno su anno).
L’offerta statunitense potrebbe inoltre superare stabilmente la soglia di 10 mb / g già nel primo trimestre 2018 (prima del terzo trimestre 2018 che invece era stato previsto a dicembre) e la soglia di 11 mb / g nella parte finale del 2019.
Per quanto invece concerne l’offerta OPEC, la proposta sul mercato dovrebbe aumentare marginalmente da 32,5 mb / g nel 2017 a 32,7 mb / g nel 2018 (+0,2 mb / g anno su anno, invariato) e a 33,0 mb / g (+0,3 mb / gi su anno). L’eccedenza produttiva di petrolio greggio in OPEC dovrebbe diminuire da 2,1 milioni di barili al giorno nel 2017 a 1,8 milioni di barili al giorno nel 2018 e 1,3 milioni di barili al giorno nel 2019.
Tornando agli USA, l’American Petroleum Institute (API) ha dichiarato che la scorsa settimana gli stock di petrolio greggio commerciale degli Stati Uniti sono calate di 11.2 mb, con le scorte di benzina che sono aumentate di 4,3 mb e le scorte di distillati che sono cresciute di 4,7 mb.
OPEC insoddisfatto del petrolio sopra 60 dollari?
Secondo quanto affermato dal ministro del Petrolio iraniano Zanganeh, alcuni membri dell’OPEC non sarebbero affatto soddisfatti dei prezzi del Brent sopra la soglia di 60 dollari al barile, valutato che alti livelli aumenterebbero le forniture di shale oil, soprattutto dagli Stati Uniti.
A suo avviso, inoltre, i prezzi del greggio sono aumentati negli ultimi giorni a causa di tagli all’output, unitamente alle interruzioni dell’approvvigionamento e alla forte domanda di prodotti petroliferi sui mercati fisici. Ricordiamo che prezzi del greggio più elevati aprono margini di evidente convenienza sul fronte dello shale oil, una tecnica estrattiva più cara, che però determina interessanti marginalità nel momento in cui viene superata la soglia di 55/60 dollari al barile.
Occorre altresì rammentare che diversi membri dell’OPEC, come l’Iraq e il Venezuela, hanno dichiarato che preferirebbero prezzi del greggio ancora più elevati, necessari per bilanciare i loro budget. Anche l’Arabia Saudita trarrebbe beneficio da prezzi più elevati prima dell’IPO di Saudi Aramco.