La sterlina britannica ha aperto la settimana con una posizione di arretramento rispetto ai massimi che sono stati raggiunti dopo la riunione della Bank of England di giovedì, e il discorso di Vlieghe venerdì. Il nuovo calo di inizio settimana è stato favorito in parte dal discorso del governatore della BoE, Carney, che pur ribadendo come la maggior parte dei membri della banca ritenga necessario rimuovere almeno in parte lo stimolo monetario nel corso dei prossimi mesi, qualora la capacità in eccesso dovesse continuare a ridursi, ha altresì annunciato che i rialzi dei tassi saranno graduali e limitati.
Nelle sue affermazioni, poi, Carney ha dichiarato che “la politica monetaria deve muoversi in modo da restare ferma”, utilizzando un giro di parole per poter precisare come la propria strategia monetaria non potrà che essere quanto più neutrale possibile, livellandosi rispetto ai tassi di interesse di equilibrio globali, la cui soglia media sta salendo. Carney ha anche precisato come gli effetti di dis-integrazione di Brexit saranno probabilmente inflativi, e che la flessione dell’immigrazione avvenuta successivamente al referendum dello scorso giugno 2016 potrebbe generare pressioni inflazionistiche significative nel breve, sebbene l’impatto nel lungo termine dovrebbe essere modesto.
Tra le righe delle sue affermazioni, ancora, Carney ha voluto precisare che proprio l’impatto di Brexit sull’inflazione è ancora da valutarsi con attenzione, cercando di capire in che misura tali effetti siano già stati anticipati, e spiegando anche che una parte dell’effetto disinflazionistico dello shock negativo sulla crescita è stato invece rimandato. Infine, nelle sue considerazioni Carney ha valutato come improbabile che la riduzione del grado di apertura dei rapporti commerciali con l’UE dopo Brexit venga immediatamente compensata dalle relazioni con nuovi partner.
Le dichiarazioni di Carney hanno avuto un prevedibile effetto ribassista sul cambio della sterlina britannica nei confronti delle principali controparti internazionali, e non tanto per quanto concerne i passaggi determinati sulle prossime mosse di policy della Bank of England, che conferma lo scenario di un rialzo a breve, quanto alla menzione fatta sulla necessità che i rialzi siano graduali e limitati. Un passaggio, questo, che probabilmente fornisce un invito al mercato a evitare che si prezzino su livelli troppo aggressivi e fiduciosi sui rialzi. In attesa di nuove informazioni dai dati domestici il calo della sterlina dovrebbe per ora fermarsi e, almeno in parte, riassorbirsi.
Prima di lasciarci e seguire con attenzione l’appuntamento clou di oggi, determinato dalla riunione FOMC, compiamo un breve cenno sullo yen, una valuta che negli ultimi giorni abbiamo parzialmente trascurato per poterci concentrare maggiormente su euro e dollaro.
In tal senso, evidenziamo come lo yen abbia aperto la settimana approfondendo il calo dei giorni precedenti, con differenziali di rendimento che sono sfavorevoli alla moneta nipponica, su cui pesano diverse aspettative, come quella sulle possibili elezioni anticipate al mese prossimo (finalizzate a permettere al primo ministro Abe di rafforzare la propria posizione di maggioranza in un contesto di particolare ottimismo sulla sua leadership), e quella sulla riunione BoJ di giovedì, che confermerà la necessità di mantenere le condizioni monetarie massimamente espansive (con i tassi a lunga in prossimità dello zero) valutata la persistente distanza dell’inflazione dal target.
Qualora oggi la Federal Reserve dovesse eliminare il terzo rialzo precedentemente preventivato per quest’anno, è possibile che lo yen possa qualche posizione nei confronti del dollaro, ma solo temporaneamente. Difficile prevedere un’inversione di tendenza contro euro, nei confronti del quale potrebbe pertanto rimanere in flessione.